Destina la metà degli introiti raccolti con la pubblicità a progetti sociali e ambientali in tutto il mondo.

L’utente accumula «Gocce d’acqua», pari a un corrispettivo in denaro

Ogni volta che facciamo una ricerca sul web, facciamo guadagnare profitti al motore di ricerca. Per un anno di ricerche di ciascun utente, Google e gli altri search engine ottengono fra i 30 e i 50 euro, che, moltiplicati per i miliardi di internauti, fanno una cifra esorbitante. È possibile redistribuire parte di questa ricchezza a progetti solidali?
Se lo sono chiesto due giovani imprenditori francesi, Clément Le Bras e Marc Haussaire, che nel 2015 hanno lanciato Lilo.org, un motore di ricerca «etico», che destina la metà degli introiti raccolti con la pubblicità a progetti sociali e ambientali in tutto il mondo.
La piattaforma funziona in quattro lingue e utilizza lo stesso algoritmo di ricerca dei motori più famosi, garantendo, quindi, ricerche accurate. Per utilizzarlo su Chrome, ad esempio, basta aggiungerlo come estensione.
Facendo ricerche, l’utente accumula delle «Gocce d’acqua», pari a un corrispettivo in denaro (che dipende dal valore dell’inserzione) e che lui stesso sceglie a chi donare.
 
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In Italia la community di navigatori che lo utilizza è ancora piccola - 4 mila persone - ma cresce di giorno in giorno e ha già donato 15 mila euro. Il denaro viene versato ogni mese, in tranche da 100 euro.

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